Violazione del consenso informato del paziente: danno risarcibile in caso di omessa informazione su un intervento chirurgico (Cass. n. 25875/2020)

La Suprema Corte, con la recente pronuncia in commento (Cassazione civile sez. III, 16/11/2020, n.25875), affronta nuovamente il tema del danno conseguente alla violazione del consenso informato nel caso in cui il paziente non venga correttamente informato circa i rischi relativi ad un intervento chirurgico.

Nell'ipotesi di omessa informazione del paziente è configurabile un danno risarcibile? Occorre dimostrare la cd. medical malpratice? Quali sono gli oneri probatori a carico del danneggiato? 

A tutte queste domande, con estrema chiarezza, risponde la Suprema Corte con la pronuncia in commento.

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La responsabilità del custode della strada in caso di sinistri correlati a barriere laterali mancanti o inadeguate (Cass n. 26527/2020)

Con la recentissima pronuncia in commento (Cassazione civile sez. III, del 20/11/2020, n.26527), la Suprema Corte affronta il tema della custodia esercitata dal proprietario o gestore della strada e la sua eventuale estensione, oltre che alla carreggiata, agli elementi accessori o pertinenze, ivi comprese le eventuali barriere laterali con funzione di contenimento e protezione della sede stradale.

Cosa accade qualora la vittima lamenti un danno derivante dall'assenza o inadeguatezza di barriere stradali? Come deve essere valutata l'eventuale circostanza che alla causazione del sinistro abbia contribuito la condotta colposa dell'utente della strada?

A tali quesiti con estrema chiarezza risponde la Suprema Corte con la pronuncia in commento.

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Protocollo di Sicurezza per Emergenza Sanitaria Covid-19

Ci teniamo ad informare i nostri Assistiti che lo Studio Legale Alberghi si è responsabilmente dotato di apposito Protocollo di Sicurezza a fronte dell’emergenza sanitaria in corso, e quindi che il titolare si è preoccupato di garantire, per quanto più possibile, la sicurezza di chi vi opera e di chi vi accede.

Di seguito il Protocollo di Sicurezza per emergenza Covid-19 adottato, CONTINUA (...)

Quali obblighi sono a carico del datore di lavoro per la tutela della salute dei lavoratori? Gli indumenti di lavoro rientrano tra i dispositivi di protezione individuale? (Cass. n. 5748/2020)

Come e' noto, spetta al datore di lavoro fornire al dipendente adeguati dispositivi di protezione individuale.

La nozione legale di Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.) non deve essere intesa come limitata alle attrezzature appositamente create e commercializzate per la protezione di specifici rischi alla salute in base a caratteristiche tecniche certificate, ma, in conformità alla giurisprudenza di legittimità, va riferita a qualsiasi attrezzatura, complemento o accessorio che possa in concreto costituire una barriera protettiva, sia pure ridotta o limitata, rispetto a qualsiasi rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore, in conformità con l'art. 2087 c.c., norma di chiusura del sistema di prevenzione degli infortuni e malattie professionali, suscettibile di interpretazione estensiva in ragione sia del rilievo costituzionale del diritto alla salute, sia dei principi di correttezza e buona fede, cui deve ispirarsi lo svolgimento del rapporto di lavoro (cfr. Cass. n. 33133/2019).

Nella medesima ottica, con un pronunciamento che assume oggi una particolare attualità, la Suprema Corte ha confermato che il datore di lavoro è tenuto a fornire i suddetti indumenti ai dipendenti e a garantirne l'idoneità a prevenire l'insorgenza e il diffondersi di infezioni, provvedendo al relativo lavaggio, che è indispensabile per mantenere gli indumenti in stato di efficienza e che, pertanto, rientra tra le misure necessarie "per la sicurezza e la salute dei lavoratori", che il datore di lavoro è tenuto ad adottare ai sensi del d.lg. n. 626 del 1994, art. 4, comma 5 e s.m.i. (cfr. Cass. n. 33133/2019).

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Biglietto aereo acquistato on line e ritardo del volo internazionale, a quale giudice rivolgersi per il risarcimento dei danni? (Cass. Sezioni Unite n. 3561/2020)

Le Sezioni Unite civili, a risoluzione del contrasto giurisprudenziale, hanno affermato il seguente principio di diritto: "ai fini della individuazione del giudice avente giurisdizione a conoscere della controversia avente ad oggetto la compensazione pecuniaria per il ritardo nello svolgimento delle operazioni di trasporto aereo, nel senso sopra indicato, subito da acquirenti domiciliati in Italia, anche se il contratto concluso con la compagnia aerea contenga una clausola di proroga della giurisdizione, si applicano quindi i criteri di collegamento indicati dall'art. 33 della Convenzione di Montreal. In particolare, nel caso di specie, la giurisdizione si radica in Italia sia in applicazione del criterio di collegamento del luogo di destinazione del viaggio, sia in applicazione del criterio di collegamento del "luogo ove è sito lo stabilimento del vettore che cura la conclusione del contratto". Tale luogo infatti coincide, nel caso di acquisto on line di biglietti per il trasporto aereo internazionale" (Cass. Sezioni Unite n. 3561 del 13.2.2020).

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Dare del "mafioso" su Facebook è reato? Rientra nel diritto di critica politica? (Cass. Penale 39047/2019)

La sentenza in commento riguarda il caso di un ex-sindaco di un comune siciliano, il quale, criticando il sindaco in carica, addebitava allo stesso un comportamento definito come "imposizione o agire mafioso" nella designazione dei candidati per le elezioni locali, esprimendo tale commento su Facebook.

La Suprema Corte ha ritenuto che l'espressione suddetta integri il delitto di diffamazione, escludendo nel caso di specie l'applicabilità dell'esimente del diritto di critica politica.

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Passeggero danneggiato in occasione di un trasporto su imbarcazione da diporto, chi ne risponde? Come avviene il riparto dell'onere della prova? (Cass. n. 25771/2019)

Con la pronuncia in commento (Cassazione civile, sez. III, n.25771/2019), la Suprema Corte affronta il caso di una passeggera di un gommone che aveva patito lesioni in seguito ad una caduta provocata dallo sbandamento del mezzo ove viaggiava in conseguenza di un'onda anomala originata da un motoscafo non identificato.

Chi ne risponde? Quale normativa è applicabile? Come avviene il riparto dell'onere della prova? (Cass. n. 25771/2019)

Cosa accade nel caso di investimento del pedone fuori dalle apposite strisce pedonali? (Cass. n. 47204/2019)

Cooperazione colposa del pedone e causalità della colpa.

 

Con la pronuncia in commento (Cassazione penale sez. IV, 14/11/2019, dep. 21/11/2019, n.47204), la Suprema Corte affronta il tema della causalità della colpa nell'ambito della circolazione stradale, in occasione di un sinistro tra auto e pedone che non utilizzava l'apposito attraversamento pedonale; il pedone che non utilizza le apposite strisce pedonali concorre sempre al sinistro? Cosa accade se il comportamento alternativo lecito non spiega efficacia impeditiva dell'evento?

Sul punto, preme sottolineare che la giurisprudenza di legittimità ha precisato che il conducente di un veicolo è tenuto ad osservare, in prossimità degli attraversamenti pedonali, la massima prudenza e a mantenere una velocità particolarmente moderata, tale da consentire l'esercizio del diritto di precedenza, spettante in ogni caso al pedone che attraversi la carreggiata nella zona delle strisce zebrate, essendo al riguardo ininfluente che l'attraversamento avvenga sulle dette strisce o nelle vicinanze. E la Corte ha chiarito che non è possibile determinare aprioristicamente la distanza dalle strisce entro la quale la detta precedenza opera, dovendosi avere riguardo al complessivo quadro nel quale avviene l'attraversamento pedonale (cfr. Cass. n. 47290/2014). 

Per configurare una cooperazione colposa del pedone, non basta dunque che lo stesso abbia omesso di attraversare sulle strisce pedonali ma è necessario accertare se la condotta omessa sia causalmente riconducibile con l'evento, si parla appunto di "causalità della colpa".

 

Servitù di passaggio e usucapione: requisiti necessari secondo la Corte di Appello di Genova (Sent. n. 1360/2019)

 

Si segnala questo interessante pronunciamento della Corte di Appello di Genova, in materia di servitù prediali e usucapione, la quale, con sentenza n. 1360/2019, ha accolto le istanze da noi rappresentate in sede di appello, ribaltando la sentenza di primo grado.

La Corte di Appello di Genova, chiamata a pronunciarsi sulla domanda di usucapione di una servitù di passaggio, ha avuto infatti modo di chiarire, ancora una volta, i requisiti necessari per la configurabilità di una servitù di passaggio e, in particolare, approfondire il tema della cd. "apparenza".

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Comunicazione di servizio per le Festività Natalizie 2019/2020

Lo Studio Legale Alberghi sarà aperto nei giorni feriali, saremo operativi e sempre raggiungibili ai numeri di studio (fisso e mobile) per eventuali urgenze.

Il nostro Studio augura a Voi tutti buon Natale e buone Feste. 

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